Pavyro  nasce dall’amore per l’artigianato,

il gusto del design, la passione per l’arte

ed il desiderio di innovazione.

L’esperienza maturata con l’Istituto del Papiro di Siracusa (nato nel 1975 per riscoprire i segreti della lavorazione della carta papiro, non più tramandati dal 1061 d.C. per la scomparsa della pianta in Egitto) ha contribuito a creare questo prodigio d’arte.

Nel 1990 abbiamo iniziato, per primi, ad ideare e realizzare, utilizzando la pianta del cyperus papyrus, collezioni di complementi d’arredo, di oggetti regalo e per la scrittura, senza mai perdere di vista la qualità degli oggetti creati, che racchiudono in sé arte, cultura, storia e tradizione.

Dall’amore per l’artigianato ed il desiderio dell’innovazione comincia anche la sperimentazione di pavimenti e rivestimenti, adoperando pregiate fibre di papiro ordite esclusivamente a mano.

Unendo le antiche tecniche riscoperte alle moderne attrezzature ed utilizzando prodotti naturali, abbiamo realizzato un rivestimento unico nel suo genere, fatto totalmente a mano in Italia con la pianta di cyperus papyrus, utilizzata dagli antichi egizi per produrre, oltre alla carta di papiro, anche sandali, stuoie, vele, corde, ceste, barche ed altro.

L’alto costo della carta di papiro non è dovuto solo alla materia prima, che è rara e necessita di un microclima con acqua pura, ma anche alla meticolosità e alla laboriosità della specifica lavorazione che, associata ai lunghi tempi di lavorazione necessari, ne aumentano la preziosità e ne giustificano un prezzo conseguentemente proporzionato.

Dall’imperfezione di Pavyro, fatto a mano, traspare la meticolosità tendente alla perfezione e la volontà di creare un manufatto bello da vedere e anche da toccare

3000 B.C.
1400 B.C.
300 B.C.
23 B.C.
1061 A.D.
1781 A.D.
1797 A.D.
1962 A.D.
1975 A.D.

3000 B.C.

L’invenzione della scrittura segna, nelle comunità umane, il passaggio dalla preistoria alla storia. In Egitto questo momento si colloca intorno al 3.000 a.C. e nasce dall’esigenza, in mancanza della moneta, di annotare la quantità di viveri che il faraone riscuoteva dai contadini e di contabilizzare le scorte di cereali che sarebbero servite nel periodo di carestia causati dalla scarsità di piogge.

Necessitando quindi operazioni complesse di tassazione, censimento e registrazioni da non potere eseguire a mente, nacque la scrittura che nei primi tempi si presentò con un tipo di segni chiamati geroglifici Supporti scrittorei furono tavolette di legno, cuoio lavorato in fogli sottili, lastre di pietra oltre a rocce spianate, pareti e colonne di edifici, zoccoli di statue, obelischi, vasi di terracotta. Gli egizi, mentre perfezionavano la scrittura lapidaria, riuscirono a creare un supporto leggero e pieghevole: la carta di papiro.

1400 B.C.

La fabbricazione della carta è documentata in una tomba tebana, risalente al 1400 a.C. Nella parete è raffigurato un uomo che sporgendosi da una barca raccoglie i papiri, mentre un altro uomo li lega a fasci; sulla riva un terzo uomo trasporta il fascio sulla schiena per consegnarlo ad un quarto che lavora gli steli seduto su uno sgabello.

300 B.C.

In Sicilia pare che il papiro sia stato introdotto nel III° sec. a.C. da Tolomeo Secondo Filadelfo quale regalo a Ierone Secondo in segno dei buoni rapporti commerciali esistenti. Pare comunque che già nel 250 a.C. a Siracusa si lavorasse una carta ma di qualità scadente, non perché la pianta fosse diversa da quella egiziana, bensì perché non venivano usate le tecniche egizie.

23 B.C.

Una descrizione della lavorazione è fornita da Gaio Plinio Secondo il Vecchio (23 – 79 d.C.): “il fusto veniva tagliato in strisce sottili per il lungo con un coltello e venivano poste l’una accanto all’altra su di una tavola fino a formare la grandezza del foglio desiderata; sopra questo strato venivano poste altre strisce ad angolo retto rispetto alle prime; il tutto veniva inumidito con le acque torbide del Nilo; infine i due strati venivano pressati e fatti essiccare al sole. Si ottenevano fogli della larghezza voluta e la striscia veniva conservata arrotolata”.

1061 A.D.

In Egitto la produzione cessa nel XI-XII secolo d.C. a causa di una prolungata siccità del Nilo durata sette anni: il livello delle acque si ridusse, i papiri sparirono, le fabbriche chiusero e i metodi di fabbricazione della carta ad uso scrittorio non furono più tramandati.

La carta papiro venne usata fino al XI-XII secolo d.C. e venne lentamente sostituita dalla pergamena (cuoio scrittorio perfezionato), sostituita a sua volta dalla carta comune (derivata da stracci o polpa di legno) inventata in Cina nel I° secolo d.C., che era più economica e leggera e si prestava meglio alla preparazione di libri. In Europa la carta papiro resta la più apprezzata: la cancelleria vaticana e quella reale francese la utilizzano fino all’XI secolo, la Chiesa di Ravenna fino al X secolo; S. Agostino si scusava di dovere scrivere su pergamena perché sfornito di papiro

1781 A.D.

A Siracusa la produzione inizia nel 1781 per opera di Saverio Landolina e prosegue ininterrottamente fino ai giorni nostri. Oggi noi produciamo una carta di papiro seguendo alcuni metodi utilizzati nei tempi antichi per ottenere fogli di colore naturale.

1797 A.D.

I geroglifici furono decifrati dopo la scoperta della pietra di Rosetta, avvenuta nel 1798 durante la spedizione napoleonica in Egitto; la stele riproduceva lo stesso testo redatto nel 196 a.C. in tre scritture: geroglifica, demotica e greca.

1962 A.D.

In Egitto soltanto nel 1962 riprende la produzione della carta, ma legnosa e giallastra, molto differente da quella del periodo faraonico (3100/332 a.C.)

1975 A.D.

A Siracusa, dove la carta di papiro si produce sin dal 1781, nei nostri laboratori oggi rivive questo prodigio di tecnica e di arte. Pertanto la raccolta della pianta matura al punto giusto e l’utilizzo solo della parte migliore di essa, il trattamento di immunizzazione effettuato solo con sali naturali, l’opportuna cura nella manipolazione dei fogli durante le varie fasi di essiccamento, fanno la differenza fra la carta pregiata ad uso scrittorio e quella emporetica ad uso commerciale. Un foglio ad uso scrittorio, posto in trasparenza, farà notare il reticolato formato dalle strisce sovrapposte in ortogonale e la cura con cui è stato realizzato.

LA PIANTA E LA STORIA

Papiro è chiamata sia la pianta sia il supporto scrittorio. La pianta (Cyperus papyrus) ha radici di terra e di acqua. Il fusto ha forma triangolare, è alto da 3 a 6 metri ed è grosso anche 10 centimetri; è formato da fibre lunghe dalla base fino alla cima ed è fasciato da una corteccia sottile e compatta; regge solo una infiorescenza che si presenta come una grande ombrella fatta di rametti lunghi e sottili terminanti a spighe.

I colori avvalorano l’eleganza della pianta: le foglioline alla base sono verdi con tonalità di giallo, il fusto è di un verde smeraldo lucido ed intenso, il bocciolo è verde con tonalità di giallo e rame, l’ombrella è giallo canarino e le spighe sono rossastre. Il Cyperus papyrus non deve essere confuso con il Cyperus alternifolius, pianta d’appartamento a fusto rotondo terminante con un’ombrella fatta di foglie sottili lanceolate. La pianta cresceva spontaneamente in Siria, in Palestina, in Mesopotamia, lungo il corso del Nilo e del Niger.

Gli egizi la chiamarono uaz, i greci dapprima biblos, successivamente pàpyros e quindi chartès. Gli stessi termini li ritroviamo nella lingua italiana: biblioteca – papiro – carta, nel tedesco: papier, nell’inglese: paper, nel francese: papier. Con la pianta venivano fabbricate anche corde, recipienti, stuoie, barche, vele, lumi, sandali (unici calzari consentiti ai sacerdoti egizi); il succo serviva da bevanda e le ceneri da medicamento.

La prima notizia documentata di un papireto nel siracusano risale al 1674; la pianta veniva chiamata pappèra, pampera, parrucca, pilucca; le corde prodotte venivano utilizzate dai pescatori e dai contadini; i ciuffi abbellivano le chiese e le strade durante le feste. Attualmente presso il fiume Ciane si trova la colonia di papiri più estesa d’Europa.